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La luna e il garofano rosso di Giancarlo Picci

La luna e il garofano rosso di Giancarlo Picci

Yellow Young collana diretta da Sergio Costa

Illustrazione: Sara Di Caprio

  • Data di Pubblicazione: 2009
  • Genere: letteratura italiana: testi
  • Pagine: 102
COD: 978-88-89663-48-6 Categoria: Tag: , ,

Descrizione

picci_copLa luna e il garofano rosso

Delitti al chiar di luna, sullo sfondo il paesaggio otrantino e un misterioso garofano rosso quale traccia indelebile di sogni svaniti in un soffio, tanto basta per fermare il battito di un cuore… sono questi gli ingredienti de La luna e il garofano rosso, prima prova letteraria di Giancarlo Picci.
Forse sembrerà insolita la scelta, non proprio facile, del genere poliziesco per cimentarsi nella sottile arte della scrittura. Ma come resistere alla tentazione di ripercorrere le orme di grandi autori? Da Edgar Allan Poe a Charles Dickens, Arthur Conan Doyle – padre di Sherlock Holmes, il detective per antonomasia – solo per citarne alcuni – per non parlare dei narratori di casa nostra, Giorgio Scerbanenco, Renato Olivieri, Carlo Lucarelli e Andrea Camilleri creatore del mitico Commissario Montalbano? D’altronde la narrativa poliziesca, in tutte le sue varianti dalla detective story al thriller, piace molto ai lettori perché, al
di là dell’ansia che cresce con lo sviluppo della trama, la prevedibilità dello schema narrativo rassicura: il colpevole o i colpevoli saranno scoperti e l’enigma iniziale sarà svelato.
Appassionato di letteratura e di teatro, Giancarlo Picci ha costruito il suo romanzo poliziesco subendo l’influsso dei grandi scrittori, non senza tener conto però degli episodi sconcertanti che accadono quotidianamente e purtroppo non sono il frutto di una finzione letteraria.

Con tecnica quasi teatrale, sviluppa l’intreccio passando da un quadro all’altro con ritmo incalzante fino alla fine dove, puntuale, la risoluzione del caso è data da un inaspettato coup de théâtre. Tutto si svela al chiaro della luna di Otranto, testimone silenziosa, che guarda da lontano quell’atomo opaco del male. Il male che imperversa nella società contemporanea profondamente segnata dalla violenza. Che sia un fatto terroristico o un disumano stupro, che sia un agguato mafioso o un triste episodio di xenofobia, rievocazione delle tragedie della Storia: dalla tratta degli schiavi alla Shoah, senza dimenticare le guerre che si consumano sotto i nostri occhi diventati, forse, indifferenti all’orrore. Ogni giorno i media raccontano un mondo troppo violento e malato. Anche se il diritto di cronaca lo impone si parla e, probabilmente fin troppo a lungo, di casi delittuosi legati a problemi che sembrano destinati a non essere mai completamente risolti come la criminalità
organizzata, la droga, la prostituzione, la pedofilia… Sottoposti ad un bombardamento mediatico, le immagini scabrose di luoghi del delitto rischiano di essere viste e percepite quasi fossero scene da film con presunti colpevoli che diventano paradossalmente “volti popolari” e aule di tribunali simili a set cinematografici. In questo scenario pericolosamente deludente c’è chi si interroga e prova, almeno nell’elaborazione letteraria, a fermare l’onda del male assicurando i colpevoli alla Giustizia. E alla certezza della pena. Solo in questo modo si può spezzare realmente la catena del male che invece lo spirito di vendetta
può solo alimentare. La scrittura allora può diventare panacea contro i mali della società e del mondo. Nel poliziesco di Giancarlo Picci è possibile riconoscere l’eco di storie delittuose che sconvolgono il nostro tempo. Nell’invenzione romanzesca l’autore prova a ricostruire e risolvere un caso emblematico, la morte di un giovane ai piedi del faro Palascìa, primo anello di una serie di delitti legati tra loro da un misterioso garofano rosso. Dolore, disperazione, uomini e sentimenti
alla deriva si nascondono dietro ogni fatto aberrante – quale resta un omicidio – e l’intreccio serve a mostrare anche quanto cinismo e sete di potere siano capaci di trasformare la persona al di sopra di ogni sospetto in un feroce assassino.
E nel solco del cliché poliziesco alla Agatha Christie (chi non ricorda le deduzioni infallibili di Miss Marple?) a sbrogliare il bandolo della matassa con la sua indagine è una donna, Abbondanza Sansò, che dopo un’esperienza lavorativa nel Nord Italia ritorna nella propria terra, il Salento. E se al lettore potrà sembrare per certi versi incomprensibile, e forse un po’ abusato, l’utilizzo del dialetto salentino, la scelta linguistica va letta invece come segno tangibile dell’amore per la propria terra, oltre che consapevole orgoglio per le proproprie radici quale punto di partenza per costruire la propria identità.

Antonietta Fulvio

 

Giancarlo Picci è nato a Poggiardo (Lecce) il 25 ottobre 1990 vive a Ca­stro­me­diano (Cavallino) e frequenta l’ultimo anno del Liceo Classico “Virgilio” di Lecce.
Da quattro anni studia dizione e recitazione presso la Scuola di Teatro del regista Salvatore Della Villa. Ha preso parte alla rappresentazione teatrale “Il Piccolo Principe”.  Dall’età di 9 anni è iscritto al gruppo Scout Lecce 3. Ama leggere e scrivere; “La luna e il garofano rosso” è il suo primo romanzo.

 

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